Sulle tracce di una “sconosciuta”realtà del territorio paolano. Si parla tanto dei beni culturali nazionali e spesso si dimenticano le ricchezze che ci sono più prossime.
Nel caso specifico in contrada Cutura (etimologia: <<cultura agricola>>) sono presenti i ruderi di un’antica villa romana risalente presumibilmente alla seconda metà del I secolo a.C..
La villa è situata su un’altura. Il punto strategico permetteva di controllare la costa e l’importante raccordo che congiungeva il Tirreno con la Capua-Reggio. Il primo saggio di scavo risalente all’ormai lontano 2002 riportò alla luce parecchi frammenti di anfore ed utensili vari per il lavoro agricolo. Ciò attesta che nell’intera area fosse presente una fervida attività agricola; la viticultura era presumibilmente l’attività più in voga.
Dalle murature della villa si evince che ci sono stati nel corso dei secoli vari restauri. La zona è restata abitata sino al VII secolo circa d.C.. Nella foto risaltano i due tipi di muratura: quello più lontano (alla sinistra del muro rampante) è un complesso di blocchi d’arenaria squadrati da scalpellini; quello più vicino (a destra del muro rampante) è realizzato con sassi non lavorati.
I vari blocchi e mattoni sono stati più volte riassemblati.
Gli studiosi in materia concordano sul fatto che il sito di Paola è stato uno dei più longevi. Difatti nel tratto di costa da Cirella sino a Campora, tra le tante ville romane, quella di Paola è stata l’unica che ha continuato ad essere frequentata sino al VII secolo d.C.. Questo abbandono della costa tirrenica (e di tutta l’odierna Calabria) ha avuto il suo apice nel II secolo d.C.. Questo perché i romani dopo aver sconfitto Annibale fecero gran numero di schiavi fra gli abitanti bretti, già alleati di Cartagine.
Questa longevità della villa romana di contrada Cutura è frutto del lavoro di quelle genti evidentemente attratte dalla fertilità del terreno.
Rispetto agli “inquilini” del I secolo a.C. quelli del VII d. C. sono da considerarsi presumibilmente gli stessi artefici della basilica ipogea ritrovata presso il quartiere Sotterra. Difatti nel lungo corso dei secoli anche in questo lembo di Terra si era passati dal paganesimo al cristianesimo.
La scoperta di questa villa romana risale al luglio 1982. L’evento alquanto fortuito si deve alla sensibilità del diligentissimo Architetto Renato Sorrentino (compagno mai dimenticato), che in quell’estate fu attratto dai lavori di sbancamento volti alla realizzazione di una struttura alberghiera. L’occhio <<clinico>> del Sorrentino individuò subito che lì vi era presente un sito archeologico di notevole spessore. Nonostante la rarità e l’antichità del sito, dopo più di 32 anni dal ritrovamento, le istituzioni preposte non hanno inteso avviare seri provvedimenti al fine di valorizzare l’area e farne una zona di interesse archeologico fruibile nei confronti di studiosi e popolazione in genere.
Alcuni membri dell’associazione Paolab hanno voluto constatare la situazione. Il contesto apparso è molto precario; la zona risulta essere difficilmente accessibile e i reperti archeologici sono soggetti ad erosioni continue.
Attendiamo la risposta della politica e degli amministratori, nonché degli addetti ai lavori. Affinché sulla villa romana non cada il buio e con essa tramonti un pezzo significativo della storia di questa parte di Mondo.
Per l’associazione Paolab: Emanuele Carnevale, Domenico Di Santo e Orlando Carnevale.