L’estate del 1982 è ricordata soprattutto per la vittoria degli Azzurri ai mondiali di calcio. Sempre in quella stagione accadde qualcos’altro, un avvenimento certamente meno blasonato, ma di indubbia importanza e rilevanza, specie se rapportato con la popolazione del tirreno cosentino. Succedeva infatti che a Paola, in contrada Cutura, venivano svolti i lavori di sbancamento fini all’edificazione di una struttura in cemento di notevoli dimensioni. Le pale meccaniche stavano scavando e distruggendo quello che ad occhi inesperti appariva come resti di irrilevante importanza. Accadde però che proprio su quei ruderi si posò l’attenzione dell’insigne architetto Renato Sorrentino, il quale da subito si rese conto che quei muri stavano a testimoniare qualcosa di molto importante. Difatti Sorrentino capì immediatamente che quelli erano i resti di una villa romana. Furono predisposti i vari esami, ed i lavori edilizi vennero bloccati perché invadenti. Una villa romana su un’altura, nell’odierna zona nord della Città di Paola. Per certificare il ritrovamento del sempre vivo Sorrentino passarono ben veni anni. Era il 2002 quando studiosi ed esperti fecero i rilevamenti del caso, (il primo ed unico saggio di scavo archeologico), utili a ricostruire una storia che ci riguarda e di cui non è possibile non tenerne considerazione.
Dopo il 2002 non è stato fatto nulla per valorizzare l’area. Sembra non esserci stata la volontà di cittadini e politica ad occuparsi della faccenda; invece che scavare e provare a portare alla luce quello che verosimilmente è un intero villaggio, sviluppatosi in detta zona, -in ragione anche dello snodo stradale che collegava il Tirreno alla Capua-Reggio-, si è vagliato essere molto più redditizio il cemento di nuove costruzioni. Negli anni si è pensato bene di non cercare di incrementare il patrimonio artistico regionale e nazionale. Paola avrebbe forse potuto crescere grazie ad un certo tipo di turismo-culturale. Così però non è stato, e così purtroppo non è.
La scarsa considerazione politico-amministrativa in merito all’arte e alla storia in generale è tristemente nota a quelle persone ed a quelle associazioni che, solo per rimanere alla realtà provinciale, assistono indignati alla pochezza riscontrata durante gli interventi presso l’area archeologica di Sibari.
Nei giorni scorsi alcuni membri dell’associazione Paolab hanno cercato di prendere diretta visione dei pochi resti non sotterrati della villa romana. Il tempo e l’incuria stanno notevolmente infierendo. Dal 1982 sono passati troppi decenni. Chiediamo alla popolazione, ai partiti politici, alle associazioni, agli amministratori, al sindaco ed ai suoi assessori di spendersi affinché si agisca in fretta per qualificare la zona, intraprendendo scavi seri ed oculati.
Conoscere la storia è importante, conoscere e comprendere la propria storia è fondamentale.
Per l’associazione Paolab: E. Carnevale, D. Di Santo, O. Carnevale